Torino è la città che conta il maggior numero di caffè storici in Italia. Dal Bicerin, il più antico, in attività dal 1763, a Baratti & Milano, dove venne inventato il cremino, passando per il più piccolo, Mulassano, che in soli 31 metri quadrati esprime un concentrato di torinesità, fatta di boiseries, tavolini di marmo, specchi, lampadari di cristallo e dorature.
Molti fanno parte dei Locali Storici d’Italia, che riunisce i più antichi alberghi, ristoranti e caffè che hanno fatto la storia d’Italia, e oggi si sono riuniti in un’associazione dedicata, Caffè Storici e Salotti Sabaudi, avviando l’iter per diventare patrimonio dell’UNESCO.
Negli anni li ho frequentati tutti e nel mio tour racconto storia, curiosità e specialità dei 15 caffè storici di Torino da provare almeno una volta, per vivere l’accoglienza ovattata di un salotto sabaudo. Alla fine del post trovi anche la mappa, da salvare per il giro più goloso della città.
Caffè Al Bicerin dal 1763
Caffè, cioccolato e crema di latte: è il Bicerin, bevanda per eccellenza torinese, nata tra le mura di questo caffè aperto di fronte al Santuario della Consolata nel 1763. Non si può dire di aver visitato Torino senza essere passati dal più antico caffè della città, con le eleganti boiseries di legno decorate da specchi e lampade, il bancone di legno con le scaffalature per i vasi dei confetti e i caratteristici tavolini tondi di marmo bianco.
Il Bicerin fu frequentato da personaggi di ogni epoca: da Cavour, il cui ritratto alberga nel posto in cui, da laico, era solito aspettare l’uscita della famiglia reale dal santuario, a Pellico, Dumas padre, Puccini, Nietzsche, Gozzano, Calvino, Soldati e alla regina del teatro Wanda Osiris.
Un tempo, i caffè erano di dominio maschile e le donne rispettabili non potevano frequentare luoghi così poco adatti a loro. Aperto da un uomo, il Bicerin passò presto in mano ad una gestione femminile, ininterrotta dal 1917, rendendolo consono ad essere frequentato dalle dame, che qui potevano mostrarsi sole in pubblico per rompere il digiuno dopo le funzioni al Santuario della Consolata.
La mia dolcezza preferita: qui non si può che rispettare la tradizione e ordinare un bicerin, da bere senza mescolarlo, così da consentire alle differenti densità, temperature e sapori dei suoi ingredienti di fondersi fra loro direttamente sul palato.
Il locale fa parte dell’associazione Locali Storici d’Italia.
Caffè Fiorio
Aperto nel 1780, il Caffè Fiorio è stato il ritrovo della nobiltà sabauda di orientamento conservatore – per questo veniva anche chiamato il “Caffè dei codini” o “dei Machiavelli” e in seguito fu frequentato dai maggiori intellettuali e politici del Risorgimento, tra cui D’Azeglio, Cavour e Balbo.
Inizialmente il locale comprendeva le prime tre sale comunicanti al piano terra, in cui, nel 1845, in occasione di un primo restauro delle sale e degli arredi, vennero introdotte le ancora presenti sedie in velluto rosso, le tappezzerie e gli affreschi alle pareti e le sculture di artisti noti come Francesco Gonin e Giuseppe Bogliani. Nel 1850 il locale venne ampliato con una grande sala comunicante con il piano superiore, anch’esso costituito da tre locali comunicanti.
Fu negli anni Trenta che in questo caffè nacque il cono gelato da passeggio.
La mia dolcezza preferita: anche se il caffè è particolarmente noto per i suoi gelati, in particolare il gusto gianduia, consiglio di non perdere la cioccolata calda e lo zabaione.
Caffè San Carlo
Aperto nel 1822, originariamente il caffè era noto come di Piazza d’Armi, dal nome precedente di piazza San Carlo. Al contrario del Caffè Fiorio dove si riuniva la Torino conservatrice, il Caffè San Carlo fu uno dei più famosi ritrovi di intellettuali e patrioti del Risorgimento come D’Azeglio, Cavour, Lamarmora, Rattazzi, Giolitti e proprio per questo motivo fu chiuso più volte per sospetta attività sovversiva. Dumas vi gustò il suo primo bicerin e qui facevano sosta culturale Einaudi, Croce, De Amicis, Casorati, Gobetti e Gramsci.
Illuminato da un grande lampadario in vetro di Murano d’Europa, è arredato sfarzosamente con stucchi, capitelli corinzi, statue e marmi pregiati.
Dopo alcuni anni di chiusura, è stato inglobato nel complesso delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, la cui apertura è prevista per il 17 maggio prossimo.
Il locale fa parte dell’associazione Locali Storici d’Italia.
Confetteria Stratta 1836
Ospitata nei locali del ‘700 di Palazzo Solaro del Borgo, la confetteria Stratta è una elegante pasticceria con ambienti, arredi in stile carloalbertino e facciata originale in legno, fondata nel 1836 dai maestri confettieri e pasticceri Stratta e Reina.
Fornitrice della Real Casa Savoia, era frequentata da Camillo Benso Conte di Cavour, che, ogni mattina, prima di entrare a Palazzo Carignano, varcava la soglia della confetteria per degustare un bicchiere di cioccolata, in cui il conte immergeva una ciotolina ricolma di nocciole di cui era ghiottissimo.
La mia dolcezza preferita: le Gioie di Cavour, una deliziosa boule di cioccolato fondente con cuore di crema gianduia, ricoperta di granella di nocciole tostate e caramellate, nata in onore della passione di Cavour per il cioccolato e le nocciole.
Il locale fa parte dell’associazione Locali Storici d’Italia.
Baratti & Milano
La storia dei confettieri Fernando Baratti ed Edoardo Milano nasce nel 1858 con l’apertura di un esercizio nell’attuale via Garibaldi, dove Baratti creò il cremino, divenuto con il gianduiotto uno dei grandi classici tra i cioccolatini piemontesi.
Nel 1874, grazie al crescente successo, si sposta in piazza Castello, svuotata di uffici e funzionari a causa del trasferimento della capitale a Firenze. Da subito questa sala da tè diventa una tra le più frequentate della città, e luogo di ritrovo della borghesia e di intellettuali come D’Azeglio, Giolitti e Luigi Einaudi, fino a ricevere la consacrazione come Fornitrice della Real Casa. Altro frequentatore assiduo fu Guido Gozzano che, nel 1907, ne Le Golose, scriveva della sua abitudine di ammirare gli arredi e spiare le clienti dalla Galleria Subalpina.
Il caffè fu poi ampliato in stile art nouveau sotto i portici di piazza Castello, per l’Esposizione Universale del 1911, con bassorilievi in bronzo, marmi intarsiati, stucchi, lacche, stoffe e arredi in mogano.
La mia dolcezza preferita: i cestini di frolla con crema e frutta fresca, da mangiare in un sol boccone.
Il locale fa parte dell’associazione Locali Storici d’Italia.
Pasticceria Ghigo dal 1870
Nata nel 1870, fino agli anni ’50 Ghigo era una latteria. Il negozio produceva formaggi, tomini e consegnava il latte a domicilio dentro una cisterna trainata dai cavalli, dove veniva versato nei classici bidoni bianchi.
Il fiore all’occhiello del locale è la Nuvola, un pandoro ricoperto di crema al burro e spolverato di impalpabile zucchero a velo, annoverato tra i dolci della tradizione natalizia torinese.
La mia dolcezza preferita: la Nuvola, servito anche in monoporzione.
Caffè Platti
Gelateria Pepino
La storia di Pepino inizia nel 1884 quando, un gelataio di origini napotelane, Domenico Pepino, si trasferisce a Torino, aprendo una gelateria che in poco tempo diventa il simbolo della pasticceria fredda a Torino.
Nel 1916 Pepino cede il marchio e i segreti di produzione a Giuseppe Feletti, affermato produttore industriale dolciario, e a suo genero Giuseppe Cavagnino. I due rinnovano l’azienda ed inaugurano un nuovo laboratorio in cui adottano il ghiaccio secco per l’esportazione dei prodotti, all’epoca assai difficile da effettuare.
Grazie al suo alto standard qualitativo e innovativo, la Pepino Gelati viene insignita di 4 stemmi reali diventando così Fornitrice di Real Casa. L’anno fondamentale per la storia aziendale è il 1939, quando viene brevettato e commercializzato il primo gelato ricoperto su stecco al mondo: il Pinguino. All’epoca un Pinguino costava 1 Lira, proprio come il cinema “con 2 Lire si comprava gelato e si andava al cinema“. Il successo del Pinguino è incredibile, così come la sua bontà, che ancora oggi segue la ricetta originale dell’epoca.
La mia dolcezza preferita: ovviamente il Pinguino, nella versione classica, crema ricoperta al cioccolato.
Caffè Mulassano
L’attività della ditta Mulassano inizia nella seconda metà dell’800 con apertura di una bottiglieria in via Nizza 3. Nel 1907 il locale fu poi trasferito in piazza Castello, in uno scrigno liberty di appena 31 metri quadri dove il bronzo, il legno e l’ottone delle sue boiseries si moltiplicano attraverso un sapiente gioco di specchi.
Qui, nel 1925, di ritorno dagli Stati Uniti, la signora Angela Demichelis Nebiolo inventò il tramezzino, come lo battezzò Gabriele D’annunzio qualche tempo dopo. Pensato per ringiovanire il locale, questo spuntino fu servito inizialmente come accompagnamento all’aperitivo; poi, visto il successo, divenne lo spuntino di mezzogiorno di impiegati e sartine.
Fino al 1926, dietro spesse tende rosse, vi prendeva il caffè Casa Savoia. Fu molto frequentato dagli attori come Macario e lo è tutt’oggi dagli spettatori del Teatro Regio, richiamati a fine spettacolo dalla lanterna davanti al locale, accesa durante le ore di apertura del caffè.
La mia dolcezza preferita: uno dei tramezzini più richiesti, come quello all’aragosta, al tartufo e alla bagna cauda, magari accompagnato da un vermouth.
E per decidere chi offre? Schiaccia il pulsante vicino alla cassa, che attiva un meccanismo segreto, facendo girare la lancetta di uno strano orologio con i numeri messi alla rinfusa sulla parete dietro il bancone. Chi realizza il numero più alto paga!
Il locale fa parte dell’associazione Locali Storici d’Italia.
Roma già Talmone
Aperto da Michele Talmone nel 1883 in via Lagrange, il caffè fu dapprima trasferito in via Roma angolo via Cavour nel 1912, per stabilirsi nel 1936 nell’attuale sede di piazza Carlo Felice 36, cambiando il nome in Caffè Roma già Talmone.
Talmone fu uno dei primi che importarono in Piemonte la lavorazione del cioccolato e un pioniere a credere nella forza dell’immagine pubblicitaria per il suo prodotto. Nota ancora oggi è la réclame di Miguel el Merendero del cioccolato Talmone, primo sponsor storico del Torino, andata in onda alla fine degli anni ’60.
Frequentato da personaggi della cultura, politica, oltre che da statisti e imprenditori, il caffè ha mantenuto intatta nel tempo la sua atmosfera elegante e signorile, con la cassa datata 1912, il bancone del bar risalente al 1936, i tavolini rotondi in noce e vetro opalino affiancati dalle sedie firmate da Paolo Dominioni, e le lampade sospese in cristallo di Philip Stark.
La mia dolcezza preferita: i croissant alla crema dall’enorme assortimento della vetrinetta delle paste.
Caffè Elena
Aperto nel 1889 nell’Ottocentesco palazzo progettato dall’architetto Giuseppe Frizzi, il Caffè Elena fu il luogo in cui Giuseppe Carpano perfezionò la ricetta del suo vermouth, elisir di vino bianco ed erbe creato nel Settecento dal suo avo Antonio Benedetto.
Amato da Cesare Pavese, il caffè è stato luogo d’incontro e dibattito culturale, frequentato da studenti, musicisti e generazioni di torinesi, che tra i tavoli dal piano in breccia rossa, le boiseries e gli specchi, gustano la pasticceria torinese in un’atmosfera d’altri tempi.
Il locale fa parte dell’associazione Locali Storici d’Italia.
Caffetteria Vermoutheria Barolino Cocchi
Una delle caffetterie più piccole della città è il Caffè Barolino Cocchi, 20 metri quadrati di eleganza raffinata con una volta al soffitto, un banco e due soli tavolini, in un palazzo di Juvarra di fine ‘700 in via Bonelli.
Fondato nel 1891, questo bar circolare deve il suo nome alla famiglia Cocchi, creatrice di ricette originali per il Barolo Chinato, l’Aperitivo Americano e diversi tipi vermouth
La mia dolcezza preferita: la specialità del locale, il tiramisù nella tazzina di caffè, con savoiardi, caffè, cioccolato e panna, tutto in formato mignon, proprio come il bar.
Caffè Torino
Inaugurato nel 1903, il Caffè Torino è un intramontabile salotto liberty subalpino. Prima di varcare il suo ingresso, si trova la sagoma di un toro rampante realizzato in bronzo, che, da tradizione, porta fortuna pestare sui testicoli.
All’interno, tra marmi pregiati, fregi dorati, lampadari sontuosi e una elegante scala ad arco, si sono avvicendati clienti illustri quali Pavese, Einaudi, De Gasperi, ma anche Ava Gardner, Brigitte Bardot ed Erminio Macario, che qui gustavano alcune delle tradizionali delizie torinesi.
La mia dolcezza preferita: le paste di meliga aromatizzate al limone da accompagnare al caffè.
Pasticceria Pfatish
Inaugurata nel 1915 dal maestro di origine bavarese Gustavo Pfatisch, nel 1921 la pasticceria venne trasferita in via Sacchi 42, nell’edificio liberty firmato da Pietro Fenoglio, in stile Art Déco.
Anch’essa Fornitrice della Real Casa, fu frequentata da personalità quali i principi e le principesse Savoia, il Duca d’Aosta, la contessa Calvi di Bergolo, la contessa di Mirafiori, Cesare Pavese, Primo Levi, Mario Soldati, Indro Montanelli, Norberto Bobbio e molti altri.
Nel seminterrato conserva l’antico laboratorio per la produzione con i macchinari di fine Ottocento e primo Novecento, ora museo del cioccolato. Ancora oggi eccelle nella produzione di gianduiotti, tavolette, creme da spalmare e pralineria, ma il suo fiore all’occhiello è il Festivo, una torta composta da due dischi di meringata al cacao farciti di crema chantilly al cioccolato, ricoperti da granella di cioccolato, guarniti da un ciuffo di cioccolato.
La mia dolcezza preferita: i gianduiotti pralinati avvolti dalla carta blu, una vera delizia.
Il locale fa parte dell’associazione Locali Storici d’Italia.
Caffè Reale Torino
La mia dolcezza preferita: questa è una delle caffetterie in cui si può degustare la Merenda Reale, scegliendo tra cioccolata calda, Bicerin o, in estate, bisquit freddo, accompagnati da torcetti, lingue di gatto e canestrelli.
Conoscevi questi caffè? Qual è il tuo preferito?
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