Con oltre 6 milioni di visitatori all’anno, i Musei Vaticani sono la terza collezione di opere d’arte più visitata al mondo dopo il Louvre e il Metropolitan Museum of Art.
Chiamati giustamente al plurale, sono un polo museale che comprende un insieme di musei e collezioni del Vaticano, e rappresentano una delle più grandi raccolte d’arte del mondo, accumulata nei secoli dai papi: di queste la Cappella Sistina e gli appartamenti papali affrescati da Raffaello sono solo una parte delle opere che i visitatori possono ammirare nel loro percorso.
Cosa vedere ai Musei Vaticani
Visitare i Musei Vaticani può essere un’esperienza impegnativa, per la loro grandezza, la vastità delle collezioni in essi custodite e l’affollamento (pre-Covid, sigh). Ecco perché conviene organizzare la visita ipotizzando di avere almeno 3 ore a disposizione e fare una selezione delle aree di maggior interesse decidendo cosa può essere visto più rapidamente.
Per aiutarti ad organizzare la visita, voglio suggerirti un elenco di 10 opere da non perdere ai Musei Vaticani, includendo quelle imperdibili, più alcune scelte personali tra quelle che mi sono piaciute di più. Iniziamo?
1. Gruppo del Laocoonte
L’importanza di questo reperto sta nel fatto che segna l’atto fondativo dei Musei Vaticani.
Nel 1506 il gruppo statuario venne ritrovato sull’Esquilino, nei pressi della Basilica di Santa Maria Maggiore, e subito venne identificato con il sacerdote troiano Laocoonte e i suoi figli assaliti da serpenti marini nell’episodio narrato nell’Eneide. Allo scavo assistettero di persona, tra gli altri, Michelangelo e l’architetto Giuliano da Sangallo, inviato dal Papa Giulio II a valutare il ritrovamento. Una volta acquistato venne collocarlo nel Cortile Ottagonale all’interno del Museo Pio Clementino dove si trova ancora oggi, costituendo la prima opera dei Musei Vaticani.
2. Galleria dei Candelabri
La Galleria, lunga 70 metri, cui si accede attraverso un monumentale cancello bronzeo, prende il nome dai candelabri marmorei abbinati alle colonne doriche che delimitano le campate. In origine era una loggia aperta, chiusa nel 1785 con Pio VI per preservare le opere esposte, poi rinnovata nuovamente un secolo dopo, con la realizzazione di un pavimento in marmo e alcune decorazioni pittoriche.
Le opere presenti – statue romane, copie di originali greci del periodo ellenistico – sono esposte nelle logge espositive seguendo la simmetria con le architetture della galleria, il che le conferisce un aspetto estremamente armonico ed elegante (bellissimo da fotografare, per chi ama le geometrie). Anche questa sala è all’interno del Museo Pio Clementino.
3. Galleria delle Carte Geografiche
Con i suoi 120 metri di lunghezza per 6 di larghezza la Galleria delle Carte Geografiche ti lascerà senza parole: realizzata tra il 1580 e il 1585, è un’eccezionale rappresentazione cartografica dell’Italia di quel periodo e costituisce un’accurata testimonianza delle cognizioni geografiche e dei luoghi in quell’epoca.
Percorrerla è come viaggiare da Roma lungo gli Appennini, con le regioni affacciate sulla costa adriatica verso est, a destra, e quelle con sbocco sul Tirreno, verso ovest, sul lato sinistro della sala. Sai perché? Un tempo la convenzione di far corrispondere il lato superiore della carta al nord geografico non c’era! Sul soffitto sono invece rappresentati episodi miracolosi posti in corrispondenza della regione italiana in cui sono avvenuti.
Oltre al valore artistico e geografico, la Galleria riveste un significato simbolico in quanto lascia intendere che già all’epoca ci fosse un’idea di Italia come nazione unita.
4. Stanze di Raffaello
Le quattro stanze affrescate da Raffaello e dai suoi allievi tra il 1508 e il 1524 costituivano parte dell’appartamento situato al secondo piano del Palazzo Pontificio, scelto da Giulio II come propria residenza.
La più celebre è senza dubbio la Stanza della Segnatura, che ospitava la biblioteca privata di Giulio, dove si trova la Scuola di Atene, affresco realizzato attorno al 1509 per raffigurare una scena del mondo classico che rappresentasse le radici della civiltà romana. Al centro dell’opera compaiono Platone e Aristotele e attorno a loro molti dei più importanti filosofi e personaggi della storia.
Una curiosità: si dice che alcuni dei volti dei filosofi siano stati rappresentati da Raffaello con le sembianze di artisti contemporanei. Tra questi figurerebbero Platone con il volto di Leonardo Da Vinci, Euclide con quello di Bramante ed Eraclito nelle vesti di Michelangelo. Non solo, nel gruppo di destra, si scorge anche una delle sole quattro figure con lo sguardo rivolto verso lo spettatore. Si tratta di Apelle, autoritratto dello stesso Raffaello.
5. Collezione d’arte contemporanea
All’interno del percorso dei Musei Vaticani si trova un’ampia sezione dedicata all’arte contemporanea che non ricordavo assolutamente. Inaugurata nel 1973, oggi conta 8.000 opere tra cui pitture, sculture e grafiche, lungo un itinerario di 9 sale che si snoda dall’Appartamento Borgia fino alla Cappella Sistina. La collezione offre una panoramica dell’arte italiana e internazionale del XX secolo tra cui spiccano i nomi di Van Gogh, Bacon, Chagall, Carrà, De Chirico, Manzù, Capogrossi, Fontana, Burri e Matisse, cui è dedicata un’intera sala.
6. Cappella Sistina
Dopo avere percorso sette chilometri di gallerie, finalmente si arriva alla Cappella Sistina, l’opera più vista dei Musei Vaticani e, attenzione, l’unica che non è possibile fotografare in quanto cappella privata del Papa e luogo dove si svolge il Conclave. Al momento della mia visita ho potuto sostarvi tutto il tempo voluto e ho colto l’occasione per rimanerci quasi un’ora, circondata da pochissimi altri visitatori.
La cappella fu costruita nel quindicesimo secolo e decorata dagli affreschi dei più famosi artisti del tempo, molti dei quali furono distrutti per far spazio all’opera di Michelangelo, che affrescò la parete d’ingresso dove è rappresentato il Giudizio Universale e i 930 metri quadrati della volta con più di trecento figure che animano le scene della Genesi tra cui la celebre Creazione di Adamo.
Oltre a questi, da non perdere anche gli affreschi del registro mediano, tra cui in particolare quelli della parete nord come la Consegna delle chiavi di Perugino, la Punizione dei ribelli di Botticelli e la Vocazione dei primi apostoli di Ghirlandaio.
7. Statua del Nilo
Nel Braccio Nuovo si trova un’opera inestimabile, restituita dalla Francia dopo il trafugamento da parte delle truppe napoleoniche come bottino di guerra: il Nilo, una colossale scultura marmorea databile al I secolo d.C., rinvenuta nel 1513 in Campo Marzio.
È probabile che la statua, che rappresenta la personificazione del fiume con 16 putti, ornasse l’Iseo Campense, il più grande santuario di Roma dedicato al culto di Iside.
Inizialmente fu collocata nel Cortile del Belvedere in Vaticano, dove per secoli venne ammirata da molti estimatori di antichità classiche. Oggi si trova nell’ala del Braccio Nuovo recentemente restaurato insieme ad un’altra celebre statua coeva, quella di Augusto di Prima Porta, rinvenuta nella Villa di Livia, sua moglie.
8. Pinacoteca
È probabile che a questo punto del giro tu sia già stanco per i chilometri percorsi, e dopo aver ammirato le Stanze di Raffaello e la Cappella Sistina, visiti distrattamente questa sezione alla fine del percorso.
Eppure la Pinacoteca Vaticana, con 18 sale e 460 dipinti disposti per cronologia e scuola, annovera alcuni capolavori dei maggiori artisti della storia della pittura italiana, da Giotto al Beato Angelico, dal Perugino a Raffaello, da Leonardo a Tiziano, da Veronese a Caravaggio. Uno dei suoi massimi capolavori, da non perdere: la Deposizione dalla croce.
9. Cortile della Pigna
Il Cortile della Pigna, che incontrerai all’inizio e alla fine del percorso di visita, prende il nome dall’enorme pigna di bronzo – citata anche nella Divina Commedia – che occupa la grande nicchia sul lato nord del cortile. La statua colossale venne trovata nel medioevo presso le Terme di Agrippa e diede il nome al rione Pigna, che delimita il quadrato in cui si trovano Pantheon, largo di Torre Argentina, via delle Botteghe Oscure e piazza Venezia.
Di fronte si trova una delle Sfere circolari di Arnaldo Pomodoro, donata dall’artista al museo nel 1990, al cui interno si intravede un meccanismo che ruota se mosso dal vento, metafora del contrasto tra la lucida perfezione superficiale della sfera e la complessità celata all’interno dell’opera.
10. Scala Elicoidale
Giuseppe Momo fu un architetto piemontese attivo dai primi anni quaranta del Novecento che, su committenza di papa Pio XI, contribuì alla trasformazione architettonica della Città del Vaticano.
Sua celebre opera fu la spettacolare scala elicoidale, inaugurata nel 1932 come entrata monumentale dei Musei – anche se oggi viene utilizzata solo come uscita – formata da una doppia rampa, una a salire e l’altra a scendere, che non si incontrano mai. Una volta percorsa fino alla base, non dimenticare di alzare gli occhi per osservare la prospettiva!
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